"Dentro di me vivono dei microrganismi che non sanno di appartenere al mio corpo. Io, a quale corpo appartengo?" (Franco Battiato)
Oggi in casa c'è quiete, mi pare la giornata adatta per ascoltare "L'Egitto prima delle sabbie".
Si narra che Frank Zappa un giorno regalò a Battiato un paio di scarpe argentate con le ali. La leggenda vuole che quelle scarpe il buon Battiato le abbia a sua volta regalate al batterista del suo gruppo di allora o più probabilmente perse. Per qualche tempo, però, le scarpe rimasero sicuramente nell'appartamento del giovane Battiato, a quei tempi capellone e sempre alto allampanato. Le metteva? Le guardava? Ci parlava?
Facciamo un passo indietro per tornare all'album "L'Egitto prima delle sabbie". Tutti sanno che Battiato era un viaggiatore di mondi, si muoveva tra le varie dimensioni e in diverse occasioni riferì di avere avuto esperienze di uscita dal corpo durante le sue meditazioni. Era un uomo colto, uno studioso e un meditativo. Un uomo religioso. Per periodi non brevi visse tutte le sofferenze di una mente in cerca della verità: visioni, deliri e abissi compresi. Amava Gurdjieff, maestro armeno dell'esoterismo, derviscio e spia russa. L'Egitto prima delle sabbie è un suo racconto, cioè è il racconto che Gurdjieff ricevette dal padre, un prete bardo (non chiedetemi che cosa è un prete bardo, l'esoterismo non segue le vie razionali, cioè, non ho voglia di cercare il significato su wikipedia; che sarà mai un prete bardo, sarà comunque un prete) che conosceva a memoria il poema epico di Gilgamesh. Così come succedeva un tempo che la trasmissione orale di interi poemi fosse pratica normale, anche qui da noi. (A Gubbio quando ero una ragazzina c'era un vecchio secco secco che sapeva a memoria la Divina Commedia e se passavi sotto casa sua te la recitava al volo, anche dalla finestra). Tornando a Gurdjieff, per circa 4000 anni questo racconto epico era stato preservato intatto, grazie alla trasmissione orale tramandata da questi preti bardi. Cosa narrava il poema? Quale era la verità dietro il mito? Quale civilizzazione aveva dato vita alla leggenda? Il desiderio di Gurdjieff di comprendere l’origine e il significato della vita e del posto dell’umanità nello schema dell’universo lo portarono a lasciare la sua casa natale in cerca della "conoscenza nascosta". Prima delle sabbie in Egitto c'era una terra rigogliosa, un giardino meraviglioso di palmizi e datteri ricco di corsi d'acqua. Millenni prima che la sabbia seppellisse tutto gli uomini e gli dei vivevano probabilmente in una specie di eden e l'eden era proprio lì dove adesso c'è la sabbia. Nel frattempo Atlantide, nel frattempo Babilonia. Nel suo viaggio alla scoperta dei segreti nascosti della storia umana a Gurdjieff venne mostrata, da un prete armeno (non so se bardo), una pergamena ben conservata che mostrava la mappa dell’Egitto prima delle sabbie. Su quella mappa dell’Egitto prima delle sabbie si riconosceva chiaramente l’immagine della Sfinge. E ho detto tutto.
Quando Battiato lesse questa storia si convinse che l'origine dell'enigma stava sicuramente acquattata lì da qualche parte tra l'Egitto e gli armonici del pianoforte e scrisse la musica. Le scarpe argentate di Zappa luccicavano nella stanza dove stavano calando le ombre della sera. Avevano delle alette mercuriali ai lati. Battiato le guardò, indeciso sul da farsi. Se le infilò. Le scarpe non erano nuovissime e sembravano un po' sformate dal bel piede affusolato ma leggermente calloso di Frank. Gli andavano un po' grandi. Si guardò nello specchio e si trovò bello. Pensò al prete bardo. Pensò alla terra dove è nato tutto, prima della sabbia. Si sentì per l'ennesima volta immerso in quella sensazione di profonda lucida visione e rammarico per quello che non si può mai arrivare a conoscere veramente, che è il normale stare al mondo di qualsiasi artista degno di questo nome. Le alette cominciavano a funzionare. Come un Mercurio agile e bellissimo saettò per la stanza fino al pianoforte e iniziò questi arpeggi, uno dietro l'altro, tutti uguali. Aspettando di fare sempre lo stesso accordo, lasciando che gli armonici si estinguessero nell'aria per sfinimento. Quando ebbe terminato gli venne fame. Il suo appartamento era piccolo e pieno di tazze da tè con le bustine attaccate sul fondo. Si tolse le scarpe, le appoggiò sul davanzale. Guardò lo spicchio di luna velato dallo smog milanese e si sentì attraversare da una fitta di nostalgia indefinita. Si tagliò un pezzo di formaggio che gli aveva mandato sua madre dalla Sicilia. Le scarpe volarono via dalla finestra aperta mentre mangiava, non è vero che le ha perse e neanche che le ha regalate al batterista. Battiato le guardò volare via con un sorriso benevolo.
E' risaputo che Battiato vinse il premio Stockhausen nel 1977 con questo album che contiene due soli lunghi brani pianistici, a mio avviso molto belli. Il primo ripete una scala di note nella quale varia solo la distanza tra le esecuzioni e il secondo consiste in una coppia di accordi, alternati con minime variazioni. L'attenzione va posta, in questo tipo di ascolto, agli armonici che si generano negli interstizi delle ripetizioni. Ascoltandoli si può arrivare a fare i viaggi astrali, con o senza scarpe alate.
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