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UISCIUERIAR

ExCogita Editore 2024

Può una canzone diventare un destino? E può quel destino essere cambiato da una canzone? Uisciueriar è la storia di Beatrice, che ha undici anni nel 1978, quando Anna, sua madre, si tinge i capelli di nero, si infila un paio di occhiali da sole e si chiude in casa in preda a una forte depressione. Attraverso avventure stravaganti e pericolose, sogni di hippy di provincia, riti arcaici di guaritori contadini, in una Gubbio ma- gica che protegge, nasconde e accoglie, Beatrice giunge a una consapevolezza dolorosa. La canzone dei Pink Floyd fa da eco, onda e risacca, chiave di lettura, sintesi struggente della fine dell’infanzia. 

Innanzitutto il titolo che non è uno scioglilingua, ma una delle canzoni più famose del Novecento dal titolo pronunciato come fanno gli italiani quando parlano l’inglese, Wish you were here appunto. Un pezzo nato dal desiderio irrealizzabile e per questo disperato dei suoi autori (David Gilmour e Roger Waters) di vedere Syd Barrett tornare indietro dalla malattia mentale che lo aveva strappato dai Pink Floyd e dalla realtà.

Ecco, il romanzo è attraversato dal desiderio inappagato e quindi fortissimo di Beatrice di rivedere sua madre Anna tornare com’era prima che si ammalasse di depressione – un rincorrere il passato vissuto da una bambina di undici anni, e si sa, quando un bambino abbandona l’eterno presente in cui è immersa la sua infanzia per cercare il suo passato significa che quel bambino è diventato adulto troppo presto.

Beatrice, pur essendo una bambina, è già grande nel momento in cui la realtà della malattia di sua madre entra nella sua quotidianità, e la malattia di Anna condiziona tutto il mondo di Anna, tutte le persone che le sono vicine. Siamo nel 1978, si ha poca contezza della depressione, si ha poca dimestichezza con le conseguenze e la gestione della malattia, soprattutto in provincia la cosa è vissuta come una cosa di cui doversi vergognare, una cosa che assume i contorni della colpa e quindi dello stigma sociale.

È in questo contesto che si sviluppa questo romanzo di voce, con un punto di vista universale che entra dentro tutti i personaggi mettendo Anna e la sua malattia difficile da capire e da gestire al centro della narrazione. Le vicende, che accadono dentro il quadro provinciale chiuso, ma genuino e spontaneo della Gubbio di un tempo, sono raccontate in modo visivo e cinematografico; Claudia Fofi ha il dono (non comune) di far affiorare i pensieri e le emozioni dei personaggi sulla base delle azioni che essi compiono: da Beatrice che si aggira come un pinocchio per le pietre polverose e per i campi in via di urbanizzazione della periferia di Gubbio portandosi dentro il suo spossante Uisciueriar, a Mauro, padre e marito di Anna, che si rifugia nella dedizione al lavoro e nell’effimero conforto protettivo di una relazione extramatrimoniale, da Filomena, madre di Anna, che affronta la malattia della figlia come se fosse un sortilegio da stanare con mezzi e rituali apotropaici, ad Andreina (l’amichetta di Beatrice) che si sforza di capire i motivi per cui Anna non esce più di casa, e così, fino ai personaggi minori, espressione di una Gubbio che non c’è più. Ogni personaggio è possibile vederlo mentre fa cose, di ogni personaggio è possibile capire se mentre fa quelle cose è felice o triste oppure pensa ad altro, come appunto Beatrice che in testa ha solo il suo Uisciueriar, il canto triste e profondo della storia.

(Marco Fanucci)

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Le ossa cantano

prefazione di Nicoletta Nuzzo

postfazione di Pasquale Vitagliano

illustrazioni di Laura Capanelli

editore Animamundi Otranto 2024

Se non si fa l’amore, a cosa serve avere un corpo?

Il funerale buddhista del padre dell’autrice, morto in Thailandia, fa da sfondo a questa

raccolta poetica che indaga il legame tra la morte, l’amore, il corpo e la possibilità –

sfiorata, allusa, a tratti compresa come un’illuminazione – del non attaccamento.

Un funerale tanto diverso da quelli della nostra tradizione, pieno di stravaganze, di monaci tatuati che spruzzano le benedizioni e ridono, di ceneri cosparse di fiori gialli e di petardi. Ne "Le ossa cantano" la vita nasce e rinasce, spinge per esserci, mossa dal desiderio del corpo di amare, di essere amato.

(...) Si potrebbe dire di un poema di Thanatos e di Eros, l’inversione dei due sostantivi è voluta vista la genesi e lo sviluppo dei testi. Il rito orientale che tende a ricreare un’armonia interrotta e le ossa e la cenere lì, a ricordarci la finitudine e al contempo il tendere a qualcosa di molto più leggero e sublime "...se ogni cosa finisse ora, in questo istante cosa avremmo perso, mi chiedo la vita scorre anche quando finisce scorre finendo, nel delta della lingua". Le ossa affondano tra i pesci e lo spirito di vita esalato che non muore, forse, che sale, che vola, dove non si sa. Dunque, è l’ Eros la ragione del corpo "…Per tutto il resto, che si muoia pure. Se non si fa l’amore."  l’alternarsi di prosa e poesia, quantomeno in forma grafica, non spezza, non reca traumi al procedere delle composizioni grondanti di vita e al contempo di cupe premonizioni quasi “Canti ossianici “ del XXI secolo. (...) Tutto è ben integrato e scorre fluente nel “panta rei” che ci travolge, che ci ha già travolti, come dici tu "quella è la terra, ma non esiste più.Il cronotipo terrestre è più lento, quindi siamo già andati da tempo". (Evaristo Seghetta)

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Una volta, all'improvviso

Secondo esperimento di letteratura nata nel social pubblicato da Bertoni Editore nel 2023

Facebook è stato per me una specie di palestra di scrittura, dove ho sperimentato la forma breve, diaristica, appuntando gli umori del momento per realizzare dei veri e propri schizzi letterari e sviluppando uno stile peculiare, capace di tessere un dialogo continuo e intimo con chi legge.

"Una volta, all'improvviso" riunisce post pubblicati e inediti scritti dallo scoppio della pandemia fino all'inizio della guerra in Ucraina.

"Hai presente le Bustine di Minerva di Eco? Ecco, un po' bustina, un poco appunti sparsi del vivere quotidiano per un avvenire nebbioso. Una mescolanza di prosa, poesia, voglia di andar via, ma anche di restare per vedere come va. Ho sempre avuto una grande passione per i disegni a matita degli artisti, gli schizzi, le idee allo stato primitivo, embrionale, che possiedono una concentrazione altissima di un qualcosa che non si può definire. Ecco, questi tuoi scritti sono quei disegni" (Sabrina Caciotto, poeta)

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Etica della parola dolce
 

​Arcipelago Itaca Editore 2023

La chat GPT non può scrivere 2 cose: battute che fanno ridere, e poesie che fanno piangere. ovvero, può imitarle, e spacciarle come tali ai gonzi e ai superficiali. può scrivere ad es. in poetese, con parole preziose e auratiche, o assumere la postura del poeta fintamente trasgressivo, in realtà becero. Ecco invece una poesia di Claudia Fofi. qui la poesia fa “il suo lavoro di sommossa”. Non c’è nemmeno una parola poetica, non c’è nemmeno un verso prevedibile, ma l’imprevedibilità non è ottenuta semplicemente invertendo o confondendo la consequenzialità ordinaria, ma secondo un filo, un criterio, che è quello della corrispondenza col corpo unico, inspiegabile e flagrante che ha emesso quei segni.  Così le altre di questa raccolta, Etica della parola dolce, edita da Arcipelago Itaca, diretta da Danilo Mandolini, di cui non mi stancherò di elogiare il lavoro di ricerca, forse unico per qualità e necessarietà in Italia. La scrittura di Claudia è sempre festosa, viva, felice, malinconicamente comica. Una volta “alternata la vita con la cottura del carciofo” Claudia riesce con la scrittura a rendere poetici l’uno e l’altra, a farci realizzare che la vita non è meno ordinaria del carciofo, ma che quel carciofo non è meno straordinario della vita. (Livio Borriello)

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Odio le ragioniere

Libro d'esordio di Claudia Fofi per la collana Poesia In Azione, diretta da Silvana Kuhtz (Secop ed.)
Una raccolta di settanta poesie che si intrecciano per descrivere la storia di un abbandono: la protagonista viene lasciata dal suo compagno per una ragioniera. L'autrice, che ha trasformato questo libro anche in un piccolo spettacolo, riesce a trasformare questa silloge poetica in una vera e propria ballata. 

"Ho conosciuto Claudia ascoltandola leggere a voce alta la prima stesura di questa silloge con l'ironica delicata e profonda tensione di chi sa che le cose non sono mai davvero come sembrano, la voce di quelli che hanno il cuore spezzato ma sanno pure riderne, tutto nonostante. I disegni di Francesco Campanoni mantengono la stessa atmosfera sorridente e tragica, ardente e semplice dell'autrice" sottolinea Silvana Kühtz nelle note introduttive. 

Qui uno dei reading sul libro al Festival La luna e i Calanchi:

https://www.youtube.com/watch?v=IaliVe62FlA

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Post-Post

Bertoni editore 2019


"L'autoritratto di Claudia Fofi che esce da "Post-post" - che è una raccolta di riflessioni, racconti di esperienze, petit riens quotidiani (anche i suoi petit riens hanno uno spessore) pubblicati in Facebook - è quello di una donna totalmente inconsapevole della propria bellezza, il che la rende genuinamente affascinante, con un'autoironia tagliente e vera, autentica, non falsa modestia che è una forma perniciosa di ipocrisia, e che fa un lavoro che definire "lavoro" è molto riduttivo. È musicoterapeuta e trainer olistico della voce e del suono, una ricerca costante che l'ha portata anche a "X-Factor" con la figlia, coprotagonista di siparietti spassosi sul divario generazionale. I suoi post sono riflessioni, profonde o (apparentemente) nonsense, dettagliati diari di viaggio, resoconti di avventure urbane, raccontati con un linguaggio "improvvisato" come i suoni sui quali lavora. Il tutto in salsa umoristica molto British, insolita per una gentildonna nata a Gubbio. Un libro nel libro è il capitolo dedicato alla "coinquilina cinese" che le era stata assegnata come compagna di stanza durante un laboratorio sulla voce al Centro Artistico Internazionale Roy Hart in Francia. Episodi, riflessioni, condivisioni sono talmente peculiari che sono diventate materiale per uno spettacolo teatrale che ci auguriamo venga riproposto, perché la coinquilina cinese la sa lunga. Un libro che si divora in un pomeriggio per poi tornarci su con calma, anche più di una volta, o addirittura usarlo come l'I-ching, aprendo a caso, tanta è l'umanità, la saggezza, il fair-play con cui l'autrice descrive la vita e si racconta, senza indulgere all'autocommiserazione anche in quei pochi passaggi in cui condivide momenti dolorosi. Sembra leggero. In realtà è molto profondo, pur nella levità della narrazione dell'autrice. Lunghi recitativi e arie virtuosistiche. Un libro che parla a chi lo legge, e racconta di una vita piena e vissuta "golosamente" assaporandone ogni istante." (Simona Esposito)

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Teoria degli affetti

Questo è il mio terzo album di canzoni, pubblicato dopo una lunga pausa di 17 anni dal penultimo, che si intitolava "Centrifuga". I musicisti che mi accompagnano sono: Ares Tavolazzi, Alessandro Paternesi, Alessandro Gwis, Paolo Ceccarelli. Il disco è uscito con Dodicilune nel 2019, adesso è senza editore ed è acquistabile solo scrivendomi per richiederne una copia.

Alcune parole su questo album:

NAZIM COMUNALE

LATE FOR THE SKY

CLAUDIO ZONTA

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Contatti

+39 3332727942

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