top of page

La scoperta dell'ibernazione

  • Immagine del redattore: Claudia Fofi
    Claudia Fofi
  • 8 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

Si potrebbe campare di rendita ibernandosi su un social. In fondo è un modo come un altro per scomparire e invecchiare in santa pace. E ci sono tanti modi per esserci non essendoci. Ecco il mondo si sta trasferendo qui nei frammenti, è sempre più chiaro e noi sempre più ectoplasmi, ciccia finta e pensieri logori. La narrazione oggi è tutta tendente alla semplificazione. Lo penso anche io, ma oggi con mia grande fortuna ho assistito a una piccola conferenza di Luca Scarlini su Pirandello e niente, rifletto su quanto c'è da riflettere, sulla semplificazione di tutto. Sarà poi vero che questo è il tempo di scritture fossili? Sicuramente c'è un grande timore di esistere in senso epico e di raccontare qualcosa che possa tediare chi legge. Quanta paura fa a chi scrive, la paura di chi legge.  Poi a volte bisogna proprio fare come nell'Ulisse e lasciar scorrere le dita per accarezzare una parola dietro l'altra senza inseguire nulla di preciso. Anzi è bellissimo scoprire le parole man mano che emergono, con le loro testoline giovani e ignare. Pirandello non è un autore simpatico, non è quello il suo cruccio.


Il problema del piacere ha sostituito il problema del senso. Piacere. Come va? Molto bene grazie, un po' di apatia sul far della sera ma niente di grave. Direbbe Serafino Gubbio operatore. Oggi le star della letteratura scrivono libri congegnati come macchine, sono stesure tecnologiche, oliate per ogni verso, dove non c'è una virgola fuori posto. Una volta inseguivo la trama, ora mi spalmo sullo scorrimento. Una volta mi piaceva tutto, ora non mi piace niente, o quasi, comunque molto poco.


Non so se ti posto, post. Che mi frega. C'è sempre l'occhio vigile di quella che scrive sapendo che forse qualcuno leggerà per cui è sempre un po' falso tutto. Ma non è che ho cominciato io eh. L'arte è tutta falsa. La natura è tutta vera. E Dio esiste, bisogna che esista voglio dire. Bisogna crederci perché nessuno ci crede più. Perché è la dimensione del sacro l'unica in grado di inceppare la macchina della produzione, come dice il caro Byong-Chul Han. La via contemplativa e non la via del progresso a ogni costo, del progresso disumano. Io in fondo ho avuto una grande fortuna a non nascere genio. A non nascere poeta maledetta. A non essere rock. Nessun poeta oggi ascende all'Olimpo. L'Olimpo si è frammentato in tanti paradisini miniaturizzati e freddissimi. Tanti altarini dove ognuno mette la sua effige e la onora compiacendosi dei like che spariscono, porca miseria spariscono nella barra di scorrimento.


La home è un fatto. Il fatto che tutti pubblichino poesie rende la poesia indistinguibile dalle foto dei gatti. L'epopea di noi umani occidentali ora si incrocia con la macchina. È da un secolo e più che ci giriamo attorno e adesso siamo definitivamente dentro. Come stai dentro? Come ci sto qui? Chi sono io qui? Cosa voglio dire?


Ora il personaggio più fuori moda del momento è Sigmund Freud. L'io è un gigante o un nano? Non lo so, ma qui fa freddo, freddo, sempre più freddo.






 
 
 

コメント


bottom of page